giovedì 22 gennaio 2009

Sperimentazione animale

La nuova Direttiva Europea ridurrà ma non abolirà la sperimentazione su animali, nemmeno sui primati
di Rossana Vallino
Lo scorso 5 novembre la Commissione Europea ha presentato la proposta di revisione della Direttiva 86/609 sulla sperimentazione animale (recepita in Italia dalla L. 116 nel 1992).

Viste le nuove conoscenze scientifiche e l’accresciuta attenzione dell’opinione pubblica una revisione della materia era attesa da tempo ma si sperava in un atto un po’ più coraggioso.
La nuova proposta infatti si basa sul principio delle 3 R (Replacement, Reduction e Refinement) non mettendo quindi in discussione il modello animale ma cercando solo di 'migliorare' la pratica della sperimentazione su animali cercando di renderla più 'umanitaria'.
Uno dei temi delicati affrontati è quello della sperimentazione sulle scimmie antropomorfe e sui primati in genere, ed è proprio a questo proposito che ben si evidenzia il limite della proposta, infatti si dice che non si useranno più scimmie tranne "…qualora sia in gioco la sopravvivenza della specie stessa o di fronte a una malattia mortale per gli esseri umani"...
L’utilizzo di primati è ancora molto diffuso. Emanuela Testai del Dipartimento Ambiente e Prevenzione primaria dell’Istituto Superiore della Sanità e membro del gruppo di lavoro europeo dice: "In Europa, secondo le statistiche, nel 2005 sono stati usati circa 10.400 primati, lo 0.1 % del totale degli animali impiegati, In Europa gli Stati che usano più primati sono Germania, Francia e Regno Unito. Italia nello stesso anno ne sono stati usati 412, solo il 4% sul totale di quelli europei, prevalentemente per studi su malattie umane, come l’Aids, di neuroscienze, di etologia e per test tossicologici richiesti per legge per verificare la sicurezza di alcuni farmaci ai fini della loro registrazione e immissione sul mercato".
Nel 2006 la situazione è pressoché invariata con 375 primati utilizzati in Italia. Ricordiamo che l’utilizzo di primati così come di cani e gatti è una deroga concessa dal Ministero della Salute su parere dell’Istituto Superiore di Sanità e solo quando si dimostri che non vi sono alternative.
Sull’abolizione dell’utilizzo di primati c’era stata a fine 2007, oltre che una forte mobilitazione pubblica con petizioni e lettere all’Unione Europea proprio in vista della revisione, anche una impegno di parlamentari europei che in più di 400 avevano firmato una dichiarazione per esortare la Commissione, il Consiglio dei Ministri ed il Parlamento Europeo a bandire questo tipo di esperimenti.
Recentemente la BUAV (British Union for the Abolition of Vivisection) ha presentato al Parlamento Europeo un agghiacciante filmato sulla cattura di scimmie in Cambogia e la loro detenzione in un allevamento da cui partiranno per i laboratori di tutto il mondo, Europa compresa. La BUAV, giustamente, denuncia il fatto che se gli animali arrivano da allevamenti il loro utilizzo non sia meno grave facendo vedere la crudeltà della cattura di quegli animali i quali generano altre povere creature (nate in cattività e quindi utilizzabili con meno remore), il cui destino è già segnato, dalla gabbia al laboratorio.
A proposito di gabbie, la nuova proposta parla di gabbie arricchite come se una prigione 'dorata' non restasse sempre una prigione. A tal proposito Gemma Perretta ricercatrice della Felasa (Federazione delle associazioni europee di scienza degli animali da laboratorio) dice: "Le modifiche nei parametri fisiologici indotte dalla sofferenza e dallo stress, infatti, rappresentano variabili indesiderate nei risultati sperimentali. E’ quindi molto importante mantenere gli animali in condizioni ambientali adeguate, cioè in gabbie o strutture sufficientemente ampie da permettere una certa libertà di movimento e l’espressione dei normali comportamenti della specie".
Tutto questo a fronte di autorevoli e numerosi studi scientifici che provano che il modello animale non è attendibile e che rallenta la vera scienza e il diffondersi di modelli alternativi più validi.
Ricordiamo, tra gli ultimi articoli pubblicati, quello di Nature dello scorso agosto dove si denuncia l’inutilità dei test sui topi per farmaci umani contro le malattie neurologiche o l’autorevole Rapporto Tossicologia del XXI secolo: una visione e una strategia, pubblicato negli USA dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (NRC), su mandato dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA) dove si afferma: "Grazie alle straordinarie innovazioni avvenute in biologia e nelle biotecnologie, la tossicologia si sta avvicinando ad un cambiamento epocale. Le valutazioni di tossicità passeranno da un sistema basato sullo studio dell’animale ad un sistema basato principalmente sugli studi in vitro […] i test attuali forniscono poche informazioni sui meccanismi d’azione, cruciali per comprendere le differenze tra le specie" e, ancora, le affermazioni delle Agenzie statunitensi NIEHS e EPA durante il Congresso dell’American Association for the Advancement of Science a favore di metodi alternativi.
Personalità scientifiche di rilievo rilasciano sempre più spesso dichiarazioni a favore di una sostituzione dei test su animali con metodi moderni. Secondo Francis Collins, direttore del National Human Genome Research Instiute: "Gli studi condotti sugli animali sono lunghi, dispendiosi e non sempre funzionano". Secondo Samuel Wilson, capo del NIHS: I laboratori potranno presto usare i nuovi test per studiare centomila composti in due soli giorni. Risultato che oggi si potrebbe ottenere solo lavorando sette giorni su sette, per sei mesi.
Rossana Vallino
www.enricomoriconi.it
fonte:promiseland.it

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